Privacy, sicurezza e Internet of Things
Sicurezza e privacy nell'era dell'Internet of Things. Sviluppo tecnologico e protezione dei Big Data devono procedere di pari passo per evitare che un popolo di Smart Objects facilmente hackerabili, pregiudichi la sicurezza delle informazioni più sensibili.
La sicurezza nell'Internet delle cose, però, è responsabilità comune: sia dei produttori che degli utilizzatori.
Oggetti intelligenti e Big Data da proteggere
Gli Smart Objects sono nati per rendere la nostra vita più sicura e vivibile, per ottimizzare le risorse e ridurre gli sprechi in un mondo che vede la popolazione mondiale crescere di anno in anno.
Pensiamo alle case del futuro, le Smart Home, alle città connesse, Smart City, agli edifici intelligenti, Smart Building... I benefici dei sistemi per l'Internet of Things vanno dalla riduzione dei consumi, alla razionalizzazione delle risorse, dalla manutenzione predittiva, alla produzione industriale più efficiente.
Tuttavia, sono diversi gli attacchi informatici che hanno portato alla ribalta il problema della sicurezza in ambito IoT: frigoriferi hackerati, 'personal fitness device" violati per localizzarne i possessori, sistemi di sicurezza compromessi, dati sensibili rubati...
Più oggetti connessi, più rischi: ma la chiave è l'intelligenza artificiale
Per essere efficace, un sistema IoT deve rendere sicuri tutti gli elementi che lo compongono: hardware, sistema operativo, rete, Cloud... tenendo conto che la complessità e le vie di accesso indesiderate al sistema cresceranno esponenzialmente all'aumentare degli Smart Objects. Gli analisti stimano infatti che entro il 2020 avremo miliardi di oggetti connessi.
Rispetto al passato, quindi, il rapporto non sarà più uno a uno, un'applicazione-un utente, ma N a N, molte persone che interagiscono con molti device.
La sicurezza è certamente una sfida per chi realizza piattaforme per l'internet of Things, ma affrontabile grazie all'intelligenza artificiale:
«La sicurezza informatica sta facendo passi da gigante, l'intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a studiare e a prevedere i comportamenti dei malware che ci troveremo di fronte» sostiene Mikko Hyppönen, divulgatore e ricercatore della società di Helsinki F Secure, dal Wired Next Fest a Milano.
«Molto spesso il problema non sono i server e neanche le connessioni internet, ma i nostri smartphone e personal computer. Le falle si trovano nel dispositivo con cui guardiamo i video registrati dalla telecamera di sorveglianza o controlliamo a distanza la temperatura del termostato, ad esempio. In molti casi le impostazioni di sicurezza non sono configurate correttamente dagli utenti».
(Fonte la Stampa)
La sicurezza è responsabilità di tutti
Se da un lato, sul fronte dello sviluppo tecnologico, si sta facendo molto, e l'intelligenza artificiale in prospettiva può proteggerci da intrusioni, dall'altro gli utenti devono comprendere che sono i loro stessi comportamenti a pregiudicare la sicurezza dei dati.
La nostra privacy è a rischio se non adottiamo 'insieme" protocolli per la protezione dei dati, partendo da un uso prudente di Smartphone e computer di casa.